Presidio all'Ambasciata Egiziana - Solidarietà alla March To Gaza

FERMI, INTERROGATORI E DEPORTAZIONI IN EGITTO: BLOCCATI GLI ATTIVISTI DELLA GLOBAL MARCH TO GAZA
PRESIDIO A ROMA
🗓️Sabato 14/6
📍Ambasciata Egiziana, Via Salaria 277
🕦 11.00
In queste ore, le autorità egiziane stanno fermando, interrogando e deportando gli attivisti e le attiviste della Global March to Gaza. Chiunque metta piede in Egitto per partecipare alla carovana viene immediatamente bloccato: è in corso un’operazione di silenziamento sistematico, una repressione organizzata che punta a spezzare una mobilitazione internazionale senza precedenti.
Oltre 7.000 persone da ogni parte del mondo stanno cercando di raggiungere il valico di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza, per tentare di rompere via terra l’assedio brutale e illegale imposto dalla politica genocida di Israele.
È un atto collettivo di coraggio e giustizia.
Eppure, chi prova a portare aiuti o semplicemente solidarietà viene trattato come un nemico.
L’Egitto si conferma ancora una volta per ciò che è: un regime autoritario, repressivo e servile. Da sempre pronto a eseguire gli ordini dell’occupante israeliano, oggi agisce apertamente come carceriere e guardiano dell’assedio. Impedisce gli aiuti, blocca i corridoi umanitari, chiude Rafah, reprime chi dissente.
Questi ultimi due anni non hanno fatto altro che confermare ciò che da tempo era chiaro: l’Egitto è un attore complice, venduto, pronto a barattare la libertà di un popolo per i propri interessi politici ed economici.
E oggi, per l’ennesima volta, impedisce l’accesso anche a chi porta solidarietà concreta, come già accaduto con la Freedom Flotilla.
È per questo che sabato 14 giugno, alle ore 11.00, saremo davanti all’ambasciata egiziana a Roma.
Per denunciare chi si vende, chi reprime, chi collabora attivamente con il massacro.
E mentre l’Egitto reprime, l’Italia collabora attivamente.
Dopo l’arresto dell’equipaggio della Freedom Flotilla, ora assistiamo alla stessa dinamica: aiuti criminalizzati, attivisti respinti, marcianti trattati come minacce.
La Farnesina, invece di tutelare i cittadini italiani coinvolti nella Carovana Sumud, ha dichiarato che non offrirà alcuna assistenza consolare. Un atto grave, incostituzionale, politicamente ignobile.
Ad oggi sono oltre 150 gli italiani giunti in Egitto, due dei quali sono già stati rimpatriati. Tutti rischiano ora di subire intimidazioni, interrogatori, espulsioni.
Non possiamo permetterlo.
Se qualcosa dovesse accadere a queste persone, riteniamo il governo italiano pienamente responsabile.
E mentre si garantisce il rientro selettivo degli occidentali, si abbandonano al loro destino coloro che vivono sotto le bombe.
Ancora una volta, l’Italia dimostra la propria complicità diretta nel genocidio in corso, continuando a spalleggiare Israele con il silenzio, gli accordi, le armi.
I MARCIANTI NON DEVONO ESSERE LASCIATI SOLI
La Carovana Sumud è un atto politico, umano, necessario.
Un grido di dignità contro l’ipocrisia di chi finanzia la guerra mentre parla di pace.
AGIAMO.
Facciamoci sentire. Condividiamo, denunciamo, scendiamo in piazza.
Sosteniamo chi resiste. Perché la solidarietà non è un crimine. È una responsabilità collettiva.
LA SOLIDARIETÀ NON SI ARRESTA
LA REPRESSIONE NON CI FERMERÀ